lunedì 13 maggio 2013

Urbanistica e resilienza: idee dal Cilento

Nei giorni 9 e 10 maggio 2013 si è tenuta a Napoli la XVI Conferenza Nazionale SIU, la Società Italiana degli Urbanisti, presso la Facoltà di Architettura Federico II. Il tema è stato quello di una diversa crescita come declinazione delle tematiche classiche del dibattito urbanistico contemporaneo italiano ed europeo. 
Nell'Atelier 10, curato dall'Arch. Maria Federica Palestino, in cui ci si è occupati specificamente di resilienza e di città ecologica, Casale Il Sughero nella sezione 'Culture della città e del territorio' ha presentato un intervento dal titolo "Laboratori di resilienza verso la Città del Quarto Paesaggio" (vai al link per il testo integrale dell'intervento). 
Napoli, 9-10 Maggio 2013
Il tema del paper è stato quello dell'idea di una evoluzione del concetto di 'decrescita' e, a partire da lì, si è tratteggiata la possibilità di una ridefinizione del tema della città ecologica attraverso un ripensamento dell'idea stessa di città ormai da intendersi nella sua accezione più rarefatta e de-materializzata possibile (cioè come città degli uomini) alla luce di una visione ecologica ampia, una ecologia profonda, che suggerisce una nuova ecologia della città delle relazioni e degli immaginari condivisi(-bili).
Il case study è quello del Cilento, nel cui ambito territoriale trovano spazio di analisi e di esperienza concreta i progetti di Città del Parco e attualmente i Laboratori della Città del Quarto Paesaggio, orizzonti di metodo e di ricerca applicata in cui si fa esperienza della impossibilità dei primi tre paesaggi e della conseguente necessità di un ripensamento in una direzione nuova che apra nuovi scenari di sviluppo sostenibile. Di seguito riportiamo l'abstract del paper (qui invece il testo integrale).

Città ecologica eccede la declinazione scientifico-biologica del termine e apre a una dimensione sociale e culturale, ad una ecologia profonda dei comportamenti e delle relazioni. Ecco che la città si de-materializza e appare un intreccio di strade di senso e di rapporti, perde il suo carattere di densità (in senso urbanistico) e può diventare metafora di rete diffusa in una possibile – auspicabile – città esplosa su un territorio di area vasta come un parco naturale, un distretto geografico ampio, tendendo a far emergere un paesaggio geografico e culturale diverso da quelli che hanno caratterizzato i territori fino ad oggi. Il ‘quarto paesaggio’ qui si pone come riscrittura, ricucitura organica delle trame di relazioni di senso del vissuto e dell’abitato riscrivendo il concetto di città e offrendo un’alternativa di ‘diversa crescita’ ed equo sviluppo, promuovendo e offrendo di fatto una strategia di resilienza a partire dalla consapevolezza della continua e inarrestabile – e per questo vitale e benefica, nel bene e nel male – continua metamorfosi dei luoghi e dei linguaggi.

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