Come si può pensare ad una economia differente se non
ristrutturiamo il nostro sistema dei bisogni?
Patate: facili da coltivare e conservare |
Nel post (Cos'è un pomodoro?) abbiamo discusso del valore simbolico del
pomodoro come risultato di un gesto di auto-produzione. Coltivare un pomodoro (o
auto-produrre qualsiasi bene di prima necessità) ha una valenza oltre che
ecologica e nutrizionale anche economica e politica molto forte: significa
svincolarsi dal sistema della distribuzione, dai ricarichi dei commercianti,
dai ricarichi dei sistemi fiscali, dal consumo di energia per il trasporto,
dalla produzione di rifiuti.
Ma, andando ancora oltre, ristrutturare la propria esistenza
individuale e collettiva nel segno di una primaria attenzione all’auto-sostentamento
– ovvero allargare la propria base di autosufficienza e quindi ridurre
progressivamente la dipendenza da una vorace e drogata economia di mercato –
significa riassegnarsi una piccola fetta di libertà e di autodeterminazione.
Dall’inizio della crisi economica sono aumentati gli indebitamenti
da parte dei cittadini: cessioni del quinto dello stipendio, erogazioni di
micro-credito, piccoli prestiti personali, domande (non le concessioni) di
mutuo, aperture di credito sui conti correnti.
Questi cittadini, che negli ultimi decenni del secolo scorso
sempre più sono diventati consumatori bisognosi di tutto, negli ultimi anni
sono diventati (sono stati fatti diventare) bisognosi del denaro per poter
consumare, impotenti per non riuscire a fare a meno di consumare. In altri
termini, sono diventati addirittura bisognosi
del bisogno, un meccanismo perverso compulsivo come quello della fame
nervosa che però ti induce a vedersi anoressici di beni di consumo e quindi spinge
ancora oltre. Ma fino a dove?